Siblings: fratelli e sorelle di persone con disabilità

Sibling è una parola inglese che letteralmente significa fratello o sorella. Nel campo psicologico e della disabilità questo termine ha acquisito un significato più specifico che possiamo tradurre con “fratello o sorella di persona con disabilità (o malattia cronica)”, anche se spesso sentiamo parlare dei siblings in qualità di fratelli sani.

La diagnosi di una disabilità ha un impatto su tutto il nucleo famigliare: le routine, gli equilibri, i ruoli di ognuno e anche le singole attitudini individuali si modificano per adattarsi al nuovo. I genitori, soprattutto all’inizio, si sentono spaesati, confusi, come se fossero sbarcati su un pianeta sconosciuto senza cartelli stradali. Conoscere e adattarsi al nuovo mondo richiede tempo ed energia, energia che sembra non bastare mai. Prendersi cura di un figlio con disabilità è un’esperienza spesso totalizzante che richiede un carico di energia mentale e fisico a prova di supereroe.

All’interno di questo scenario si collocano i siblings, che, di fronte alla nascita (o alla scoperta) di un fratello disabile,possono provare vissuti, emozioni e atteggiamenti contrastanti. Il sibling spesso si sente dimenticato, non considerato, in letteratura infatti questi bambini vengono definiti “forgotten children” (bambini dimenticati), a sottolineare il fatto che sempre più frequentemente i genitori, involontariamente e spesso per spirito di sopravvivenza, mettono in secondo piano i fratelli sani per dedicarsi totalmente ai bisogni e alle cure del figlio disabile. Non di rado capita che i genitori, stremati dall’impegno che richiede il prendersi cura di una persona con disabilità, invitino i siblings stessi ad aiutarli nell’accudirli.

Quando le attenzioni genitoriali vengono a mancare, i siblings attivano una serie di modalità difensive, tra cui assumere atteggiamenti di genitorializzazione accudendo il fratello malato. Assecondare la sollecitudine dei genitori a prendersi cura del fratello, consente loro di riconquistare parte delle attenzioni genitoriali ma, dall’altro lato, pone i siblings in una condizione di soffocamento e repressione dei propri bisogni individuali, in favore del soddisfacimento di quelli del fratello disabile.

Un’altra possibile strategia difensiva che i siblings mettono in atto è quella della regressione. In psicologia, regredire significa ricadere in comportamenti propri di uno stadio evolutivo precedente, perdendo momentaneamente una serie di abilità e capacità acquisite. Alcuni esempi: bambino che ha tolto il pannolino da qualche mese e ritorna a farsi la pipì addosso; bambino che dorme da solo da qualche anno e vuole tornare a dormire nel letto dei genitori. Il bambino, in questo modo, riesce a ottenere, almeno momentaneamente, parte di quelle attenzioni genitoriali che gli spettano.

Per un genitore è quindi fondamentale accogliere le richieste di attenzioni dei propri siblings, spesso manifestate da meccanismi difensivi che è necessario oltrepassare per vedere quale bisogno nascondono dietro. Accanto a questo, ritagliatevi qualche momento solo con il vostro sibling, datevi un appuntamento, solo per voi! Per esempio: un pomeriggio insieme solo con lui, una partita a monopoli tutti i giovedì sera, la colazione a letto tutti i sabati mattina, qualsiasi cosa che lo possa far sentire unico, accolto e considerato.

Infine, non abbiate paura di chiedere aiuto, la vita frenetica di tutti i giorni spesso ci porta a non vedere o a non voler vedere alcune situazioni. L’aiuto di un professionista della salute mentale vi aiuta a vedere la vostra realtà con occhi diversi in modo totalitario nei confronti di tutti i membri della famiglia.

Piola Caterina – Dottoressa in Psicologia Clinica dello sviluppo

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